La complessità della situazione in cui si trova il Comune di Milazzo troppo spesso viene rappresentata in maniera imprecisa.
Ancora oggi infatti a distanza di oltre un anno dalla dichiarazione di dissesto si discute se il ricorso a tale strumento, sia stato una scelta politica. Il dissesto è un fatto tecnico-giuridico, ineludibile al verificarsi di determinate condizioni previste dalle norme. Nel caso di Milazzo, in particolare, la presenza di quasi 50 milioni di euro di debiti fuori bilancio ha fatto in modo che non ci fossero alternative all’approvazione della delibera di default dell’Ente.
È evidente, infatti, che le legittime azioni dei creditori avrebbero prosciugato le casse comunali impedendo di continuare ad erogare i servizi indispensabili. Viceversa, i cittadini, anche se i processi di normalizzazione non sono ancora ultimati, non hanno visto accumularsi i rifiuti in strada, né l’energia elettrica tagliata, né i trasporti pubblici interrotti e così via.
Di certo, quindi, non esiste alcun rapporto tra il dissesto e le ordinanze che sono state adottate dal sindaco Formica. Ed infatti questi atti, contingibili ed urgenti, sono stati emanati nel settore dei rifiuti, a causa della perdurante inerzia della Regione Siciliana e della SRR che ancora tarda a subentrare nella gestione del servizio, la cui competenza è stata sottratta dalla legge ai comuni e per assicurare la presenza della polizia municipale in occasione di particolari esigenze perché l’Amministrazione in carica ha ereditato una situazione drammatica in cui dal 2010 non risultano sottoscritti i contratti decentrati e quindi si è reso indispensabile interrompere turnazioni, reperibilità, lavoro festivo e domenicale per non continuare a violare la legge, fatta eccezione per casi particolari in cui questi istituti vengono, appunto, attivati con i poteri di ordinanza.
Quanto alla situazione finanziaria dell’ente, va ribadito che la quasi totalità dei debiti riscontrati è riconducibile a partite che non risultavano iscritte in bilancio, per la grandissima parte sentenze che erano agli atti del comune ma che erano state tenute nei cassetti per non fare saltare il banco.
Gli 8 milioni di anticipazione ottenuti dalla cassa depositi e prestiti, invece, sono serviti – per obbligo di legge – a saldare posizioni regolarmente iscritte nei bilanci.
Dati, quelli riportati, che non hanno nulla a che vedere con le risultanze, peraltro ancora parziali, rese note dall’OSL con riferimento alle richieste di pagamento sin qui pervenute.