I cittadini potranno continuare a spostarsi per esigenze di lavoro e salute. Basta compilare il documento – allegato al presente comunicato – già predisposto per l’istituzione della zona arancione in Lombardia e altre 14 province che certifica perché un cittadino si sta muovendo nonostante le limitazioni fissate dalle autorità e la raccomandazione a rimanere a casa il più possibile.
Lo spostamento può essere determinato solo da una serie ristrettissima di casi:
● esigenze lavorative (andare e tornare dal proprio ufficio, qualora il proprio datore di lavoro non abbia predisposto sistemi di smart working)
● situazioni di necessità (ad esempio andare a fare la spesa, acquisti di prima necessità o per «altri situazioni particolari» da dettagliare agli agenti)
● per motivi di salute (visite o esigenze sanitarie di varia natura)
● rientro presso il proprio domicilio, abitazione e residenza (caso specifico: un cittadino domiciliato a Milazzo può far ritorno nella località dove mantiene la residenza, ovviamente se le due sedi non coincidono).
Vige invece un divieto assoluto di spostamento per le persone sottoposte a quarantena o risultate positive al virus.
I controlli sul rispetto delle limitazioni della mobilità avverranno lungo le linee di comunicazione e le grandi infrastrutture del sistema dei trasporti. Su autostrade e viabilità principale, gli agenti della polizia stradale potranno fermare le vetture e controllare i moduli. Lo stesso potrà essere fatto da Carabinieri e Polizia municipale sulla viabilità ordinaria.
Nelle stazioni ferroviarie saranno attuati gli stessi controlli sui passeggeri, chiedendo di esibire la propria autodichiarazione. Negli aeroporti, i passeggeri in partenza dovranno esibire la certificazione insieme ai documenti di viaggio. Quelli in arrivo dovranno motivare lo scopo del viaggio in fase di ingresso.
Il documento deve essere stampato, compilato e pronto all’uso in caso di richiesta. Esserne sprovvisti, però, non equivale a commettere qualche violazione: secondo la direttiva già citata, l’autodichiarazione può essere «resa anche seduta stante attraverso la compilazione di moduli forniti dalle forze di polizia».
Secondo quanto si legge nella direttiva del ministro dell’Interno, Lamorgese, «la veridicità dell’autodichiarazione potrà essere verificata anche con successivi controlli».
In altre parole, le autorità potranno verificare se quello che era stato loro comunicato corrispondeva davvero a una delle quattro casistiche previste dal modulo. In caso di violazione si incorre nel reato previsto dall’articolo 650 del codice penale (inosservanza di un provvedimento di un’autorità), a meno che il proprio comportamento « possa configurare un’ipotesi più grave».
In allegato anche l’ultimo decreto del presidente del Consiglio dei Ministri del 9 marzo 2020