Fronte comune nell’interesse dei lavoratori, dell’ambiente e della salute. E’ quanto stabilito nel corso del tavolo tecnico convocato dai sindaci di Milazzo e San Filippo del Mela per affrontare la questione Raffineria e le conseguenze derivanti dai contenuto del decreto approvato dal ministero della Transizione ecologica lo scorso 11 gennaio. Un provvedimento messo in discussione per aver recepito alcuni contenuti della conferenza dei servizi di novembre, contestati sia dal punto di vista tecnico (nello specifico la prescrizione relativa il camino E10), sia nella parte in cui esprime il voto favorevole dei sindaci che al contrario non hanno votato quanto deciso alla fine del confronto). Proprio queste ragioni hanno indotto da un lato i Comuni di Milazzo e di San Filippo del Mela a preannunciare il ricorso al Tar del Lazio, competente territorialmente, dall’altro la Raffineria (e verosimilmente anche Sicindustria e Camera di Commercio) a rivolgersi pure al tribunale amministrativo.
In tal senso chiare le posizioni emerse questa mattina nell’aula consiliare nei vari interventi sia da parte degli stessi sindaci che del direttore generale della Ram e dei rappresentanti di Camera di Commercio e Sicindustria. Una linea condivisa dai sindacati che sono stati pure parte attiva della riunione.
E’ stato il sindaco Midili, in apertura dei lavori – ai quali hanno partecipato anche i presidenti dei consigli comunali di Milazzo e San Filippo del Mela, Alessandro Oliva e Valentino Colosi, ed i capigruppo dei due civici consessi a fare il punto della situazione, ripercorrendo l’iter legato alla riapertura dell’Aia, la richiesta delle prescrizioni sanitarie legate a determinati studi e poi la vicenda del camino E10, quello dove avviene il recupero dello zolfo, con la richiesta avanzata nel corso dell’ultima riunione in conferenza di servizi di rimodulare le prescrizioni, da loro richiesto espressamente con un emendamento predisposto e presentato e accolto favorevolmente dallo stesso Cts ma non dal rappresentante unico delle autorità statali. E non solo – ha aggiunto il sindaco di Milazzo – non si è tenuto conto di questo, ma neppure della successiva lettera inviata al Ministero. A dir poco paradossale poi che nel decreto si faccia riferimento ad un nostro parere favorevole. Ecco perché impugneremo il provvedimento”.
Sulla stessa linea l’analisi del sindaco di San Filippo del Mela. “Nel decreto del Ministro vi sono vizi evidenti – ha detto Pino – e quindi è ovvio che procederemo ad impugnarlo. Non trova giustificazione poi il mancato inserimento delle prescrizioni sanitarie. E’ chiaro che questo è un primo passo perché, al di là del riesame dell’Aia, c’è una questione a medio termine che va affrontata sul futuro della Raffineria e occorre “fare squadra” per affrontare gli altri passaggi. Anche perché se il futuro si prospetta diversa bisogna iniziare a riqualificare i lavoratori e conoscere le strategie della stessa Raffineria”.
Il direttore della Ram, Luca Amoruso ha accolto positivamente questo “approccio comune” nell’affrontare una situazione di criticità che rischia di avere ripercussioni su una azienda che “nel tempo ha investito molto a differenza di altre realtà analoghe e che ha sempre guardato con attenzione all’ambiente, alla sicurezza e alla tutela della pubblica salute. I nostri legali stanno valutando il decreto per contestare eventuali discrasie ed in particolare la questione delle due prescrizioni, la 19 e la 42 che non sono state tenute in considerazione nel fissare il rispetto del parametro sul camino dello zolfo. Da parte nostra non c’è nessuna volontà – e lo abbiamo scritto anche nelle osservazioni di agosto – di sottrarci, ma vogliamo preventivamente monitorare quel parametro che non esiste in nessuna Bat. Per questo si è chiesto un anno di tempo. Il decreto tuttavia – ha aggiunto Amoruso – ha altri problemi e la totale assenza di flessibilità contenuta all’interno è condizionante per la Raffineria che come tutte le altre vive un momento di transizione, alla luce dei cambiamenti preannunciati”. E del futuro ha parlato anche il segretario provinciale della Cgil, Giovanni Mastroeni. “Condividiamo questo percorso avviato dalle Amministrazioni di Milazzo e San Filippo dopo il consiglio straordinario del 16 dicembre per operare in maniera unitaria – ha detto Mastroeni – ma sono due le questioni da affrontare. Non solo quella immediata del camino, che rischia, trascorsi i 150 giorni, di bloccare l’attività della Ram, con ripercussioni occupazionali che non oso immaginare e poi, altra questione importante è la gestione della riconversione energetica. Difendere ambiente e lavoro della realtà produttiva della provincia di Messina è fondamentale e occorre il coinvolgimento della deputazione nazionale e regionale”. tale e lavoro nella provincia di Messina”. Ancora più a fondo Nino Alibrandi, segretario della Cisl. “A differenza di Gela e Siracusa, a Milazzo sono stati fatti investimenti importanti – ha sottolineato – e non vorrei che l’avvio di questa fase di transizione ecologica voglia portare a delle limitazioni pesantissime per il territorio. Non vorrei che questo decreto fosse l’epilogo di scelte che puntano a ridimensionare il sistema produttivo del territorio. Per questo è necessario che oltre al fronte comune qui avviato, si apra il dialogo con i deputati nazionali che devono dirci la loro posizione chiara su questo sito produttivo”. Abbastanza critici anche Ivo Blandina e Pietro Franza che nel confermare la volontà di costituirsi “ad adiuvandum” nel ricorso che presenterà la Raffineria al Tar, hanno ribadito l’importanza dell’azienda petrolifera. “C’è un tessuto economico che beneficia della presenza della raffineria; tutti settori a valle del comparto industriale. Da qualche tempo registriamo demagogia e allarme sociale quasi a voler cavalcare la leva politico elettorale contro le industrie. Rievocando un passato che non c’è più. E alcune cose, come la riapertura dell’Aia del 2018, che doveva avere una durata di nove anni e un Piano della qualità dell’aria smontato dai giudici amministrativi, destano più di una preoccupazione. L’obiettivo deve essere che il binomio produzione-lavoro sia coniugabile con ambiente e lavoro, evitando esasperazioni e prese di posizioni che possono essere devastanti per il territorio e per la comunità non solo milazzese, ma d tutta la provincia di Messina”. In chiusura gli interventi dei presidenti di Consiglio, Colosi e Oliva, che hanno rimarcato comunque la necessità di investimenti da parte della Raffineria per garantire il rispetto dell’ambiente e di Pippo Doddo il quale ha ribadito come la Raffineria rappresenti nel territorio un punto di riferimento economico e sociale, con 600 dipendenti diretti e altrettante unità dell’indotto. “Proprio per questa ragione crediamo che tutti insieme dobbiamo impegnarci per salvaguardare i posti di lavoro pretendendo il rispetto delle norme a difesa dell’ambiente e della salute”.