Percorrendo la via S. Giuseppe si giunge alla chiesa del Rosario, parte integrante del vasto convento di S. Domenico fondato, come la stessa chiesa, nel XVI sec. La semplice facciata del tempio fronteggia la scalinata che conduce all’ingresso principale della cittĂ murata. La chiesa, a tre navate separate da colonne, è sormontata da un elegante ciclo di affreschi firmato e datato (Domenico Giordano, 1789) e custodisce al proprio interno antiche e pregevoli opere pittoriche (qualcuna attribuita a Filippo Jannelli), tra le quali il quadro – un tempo nella chiesa dei Cappuccini – raffigurante la Madonna degli Abbandonati («Nuestra Senora de los desanparados de Valencia»), donata da alcuni cittadini spagnoli di Valenzia in servizio nella fortezza di Milazzo nel Seicento. Pregevole un paliotto ligneo dipinto in azzurro ed oro recante lo stemma della nobile famiglia Cumbo. L’aula della chiesa è impreziosita da lapidi marmoree sepolcrali munite di stemmi ed iscrizioni, da un coro ligneo e, tra l’altro, da un sarcofago marmoreo risalente al 1625. Si conserva altresì la statua della Madonna del Rosario, che ad ottobre viene condotta in processione: è stata realizzata dall’artista Luigi Guacci di Lecce nei primi decenni del Novecento.
Interessanti anche i locali, solo parzialmente recuperati, dell’annesso convento che ospita un elegante chiostro in corso di restauro. Piuttosto elegante il piccolo oratorio del Nome di Gesù, limitrofo alla chiesa ed arricchito da numerose opere d’arte.
Per la sua costruzione si rese necessario abbattere la quattrocentesca chiesa di S. Leonardo e la sua ultimazione, curata dall’architetto dell’ordine dei predicatori fra Antonio Frini e finanziata dalla cittĂ e dal regio patrimonio, si protrasse sino al 1580, con ulteriori lavori di perfezionamento, consolidamento ed abbellimento, che interessarono persino il primo trentennio del secolo successivo. Il disegno della facciata è semplice e severa espressione dei canoni cinquecenteschi. Vi si colloca appieno il portale che poggia su due semicolonne con capitelli corinzi dal timpano manieristico dalle doppie linee sovrapposte ed integrate con dei labbri aggettanti. Nella parte superiore del prospetto di taglio tardo-rinascimentale, si apriva un grande loculo, poi sostituito nel 1705, da un’elegante finestra rettangolare. L’ingresso era a sua volta fiancheggiato da due alti loculi minori. Nel 1790 fu operata l’ennesima alterazione con le due finestre rettangolari prive di cornice. Le piccole vele che raccordano le due sezioni del prospetto sono una piccola testimonianza delle due grandi volte ornamentali esistenti sino ai restauri settecenteschi, che inquadravano il frontone. Ai due estremi, su due piccoli basamenti, si elevano due pigne in pietra di disegno tardo barocco. Il portale laterale ha sostituito nel 1705 una piĂą modesta architettura a banda larga.Â
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